lunedì 7 giugno 2010

LAVORO E DINTORNI

Oggi va così, sono un pò giù di tono.
In primis da qualche tempo ho un dolorino al fianco destro non meglio identificato che si accompagna a un pò di malessere diffuso e non ho voglia di fare (di nuovo) il giro di esami, dottori, ecografie ecc... Che palle.
In secundis ogni tanto affiora la casalinga frustrata che c'è in me e si dispiace per non riuscire a combinare niente in casa: tutti i lavori lasciati a metà o nemmeno cominciati. E si lamenta per la casa troppo grande (ma non è bellissimo avere tanto spazio e un bel giardino? mah, che desperate housewive).
E infine c'è il pensiero lavoro.
Rientrare o non rientrare? Questo è il problema.
Per ora sono a casa con la facoltativa con l'idea di rientrare a gennaio con un numero ridotto di classi. Ma ho un tarlo fisso: sarà la cosa giusta? E' quello che voglio?
Il problema non è il lavoro, insegnare è la mia vita, è quello che so fare e che mi piace fare. Non si tratta nemmeno dell'ambiente lavorativo. La mia scuola mi piace, è il mio habitat naturale. E' vero che lo stipendio non è il massimo, che le pretese della direzione sono alte ma le soddisfazioni ripagano di tutto.
La lontananza, il pendolarismo: ecco il problema.
Trenta chilometri non sono molti; per chi vive in "campagna", o meglio in provincia, come me è quasi d'obbligo spostarsi in città per lavorare. Persino il viaggio in treno somiglia alla gita dell'oratorio: ci si conosce tutti, ma proprio tutti. E si condivide lo stress del pendolarismo sdrammatizzando con due risate e con discorsi assolutamente futili. O incazzandosi per quell'unico posto a sedere libero che la saetta di turno è riuscita a conquistare.
Ma trenta chilometri lontano dal campione sono una distanza infinita. Quasi fatico a lasciarlo solo in cameretta mentre cerco di combinare qualcosa in casa. E se dovesse aver bisogno di me? Se si facesse male?
Lavorare ad esempio per 4 ore, che so 9-13, significherebbe: treno 7:47 all'andata, ( partenza da casa ore 7:30), treno 14:10 al ritorno con arrivo alle 15. Quindi per 4 ore di lavoro starei in ballo 7 ore e mezza. E questo nella giornata ideale senza riunioni, collegi docenti e corsi di aggiornamento e corsi di recupero: saranno dieci in un anno le giornate ideali. Poi una volta arrivata a casa dovrò ben far il bucato, due mestrieri, un risottino?!? E le coccole al campione? Quanto tempo? Mezzora al giorno risicata, forse neanche? Perchè poi ci sono i compiti da correggere (impossibile farlo in treno, in piedi, stipati, con l'ascella del vicino sotto il naso), le verifiche da preparare, i verbali delle innumerevoli riunioni. E questo per uno stipendio da quattro ore al giorno...Ne vale la pena?
Non riuscirei a lavorare serenamente e non potrei fare le cose come piace a me, studiandole e meditandole (sono pignola, precisa, proprio una matematica noiosa e puntigliosa) il che mi farebbe incazzare e non sarebbe giusto per gli studenti, per il preside, e per me stessa. Sarei frettolosa a casa e non dedicherei il tempo che si merita al mio campione. Devo pensarci bene. Una scuola a dieci munuti da casa sarebbe la soluzione ideale. Dovrei però entrare nel meraviglioso mondo degli insegnanti precari in attesa del ruolo e litigare ogni settembre in provveditorato per una cattedra di diritto. Che palle. Devo pensarci. In fretta. Non sono la stronza che si fa la facoltativa, si licenzia senza preavviso a metà anno scolastico lasciando nei casini la scuola (se ti licenzi entro l'anno del bambino prendi tot mesi di disoccupazione, suggeriscono le amiche). Sono una persona corretta. Per cui entro fine mese urge decidere cosa fare e parlare col preside. Che ansia.
Poi l'idea di licenziarmi adesso, di lasciare un lavoro a tempo indeterminato, (e persino in ambiente che mi piace) in questo momento di crisi, in cui c'è gente che deve fare i numeri per portare a casa due lire (anche le mie sono due lire, ma almeno sono certe) mi spaventa ancora di più. I prossimi saranno giorni di riflessione.

6 commenti:

  1. non so se può esserti d'aiuto ma io ti racconto... quando ho saputo di aspettare il mio bimbo ho smesso di cercare lavoro, non potevo nemmeno pensare di lasciarlo a qulacun' altro, nonne comprese. Poi quando lui aveva due anni mi sono organizzata con il marito, lui poteva lavorare da casa mentre io lavoravo fuori, lavoro precario e a termine ma ben pagato. Poi ho scoperto di essere incinta della seconda bimba ed ho rifiutato diverse proposte di lavoro (comunque appena sentivano che ero incinta cambiavano tono). Per il resto ho lavoricchiato saltuariamente sempre lavoretti mal pagati con più sacrifici che guadagni. Adesso che vorrei tornare al lavoro non trovo nulla di decente :-(. Cosa farei al posto tuo? stringi i denti, non lasciare un posto di lavoro sicuro che ti da anche soddisfazioni, di questi tempi poi... Forse potresti organizzarti con una macchina tua in modo da non dover essere legata agli orari dei treni. Lo so è difficile, c'è stato un periodo in cui lavoravo il pomeriggio, mio figlio la mattina era a scuola, mangiavamo insieme e poi io scappavo a lavoro e alla sera lo trovava già addormentato...quanti pianti che mi sono fatta, per un lavoro che poi mi dava pochissimo...
    Pensaci bene. In bocca al lupo!!!

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  2. Povera, so cosa stai passando. Non volendo lascire il lavoro, io lo cercherei vicino a casa. Quelle ore di treno sono ore sottratte alla tua vita e al Campione. Il mio consiglio comunque è pensaci bene e chiediti cosa conta davvero per te, devi assegnare un punteggio al lavoro attuale, alle alternative e al bambino. Non lasciare il lavoro se poi ti senti frustrata e incompleta o non rinunciare al tempo con tuo figlio, se è per te fonte di gioia e soddisfazione. In bocca al lupo!

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  3. Cara Mamma Ulcy, intanto complimenti sei bellissima! (almeno per quel che vedo dalla foto del profilo...) Mi sa che le laureate in matematica a Milano sono tutte molto fighe...;-)))).
    Ti capisco benissimo. Io non ho resistito e ho mollato. La mia amica insegnante di matematica ha chiesto il part time per il prossimo anno perché stava collassando (ha due bimbi). Però.
    Però. Mi si dice che c'è penuria di prof di mate, per cui magari saresti precaria per poco. Valuta bene.
    Bentornata carissima!

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  4. Rita, Oh mamma: grazie per l'in bocca al lupo e per le belle parole. Mediterò ancora qualche giorno...

    Angela: addirittura bellissima! Grazie, ma la foto è dall'alto e nasconde un pò di peccati...
    Grazie del consiglio.

    Vi terrò aggiornate

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  5. Non rinuciare al lavoro, io lo sto cercando e mi si presentano davanti solo porte chiuse, vedrai che dopo i primi tempi ti infili e trovi tempo per fare tutto!

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  6. Cara Silvietta, che bel messaggio che mi hai lasciato. Fermare tutto tranne noi due, sarebbe bellissimo...
    Penso che darò le mie dimissioni, con un groppo al cuore ma credo che sia la scelta migliore per me in questo momento.

    Melodia notturna: è vero, rinunciare al lavoro in questo periodo è da pazzi, ma il pendolarismo mi ucciderebbe. Fortunatamente ho anche una porta sempre aperta, quella dell'ufficio di mio padre e mia sorella. Rinuncerei al Mio lavoro, questo sì....non lo so, ho appuntamento col Preside a fine mese, ho ancora qualche giorno di tempo per meditare...

    Grazie a tutte! Un abbraccio virtuale

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