martedì 29 giugno 2010

SALA D'ATTESA

Primo anno d'università. Difficile sotto molti punti di vista: inizia la vita da pendolare, il corso di studi è complicato, il moroso comincia a lavorare di giorno e di notte e vedersi diventa un'impresa. Esistono i week end, menomale! Ma capita che si debba studiare, o che il moroso abbia un concerto lontano e papà Ulcy col cavolo che mi lasci andare...
Va bè, mi metto in sala d'attesa aspettando che si apra presto la porta dei tempi migliori.
Secondo anno d'università. Arriva la naia. Tre mesi di CAR a Fossano con un paio di licenze (giuramento più una fuga da me di cui tuttora la suocera non è a conoscenza). Poi in Fanfara a Milano, molto vicino. Peccato che nei week end la Fanfara sia impegnata in manifestazioni e vedersi risulti ugualmente complicato.
Ancora sala d'attesa. Intanto che aspetto studio: un pò matematica, un pò armonia e storia della musica. Così non mi annoio.
Finisce la naia, il moroso trova lavoro a Milano, gli orari diurni cominciano ad essere fissi e finalmente la porta sembra aprirsi. Ma servono soldi. Così il moroso comincia a far fruttare l'esperienza maturata durante la sua pausa univesitaria in un negozio di informatica. E di notte si aggiustano PC. E la porta si apre quasi solo il sabato sera. Ma spesso si è troppo stanchi per uscire e si finisce per collassare davanti alla TV. Oppure il moroso suona il suo amato rhythm and blues con fan club ulcy e amici al seguito (papà ulcy pian piano si è abituato all'idea che la figlia non è più una bambina). Siamo comunque più sereni e la sala d'attesa rimane vuota più spesso.
Poi arriva la Old swing big band e ci si vede per prove e concerti: è bello suonare insieme.
Poi arriva la laurea, e a seguire il mio lavoro: gavetta in giro per un pò di scuole, collaborazioni con l'università, esercitazioni all'università, lezioni in scuole di recupero anni scolastici, ripetizioni a gogò. E il moroso che cambia un pò di lavori, e gli orari di nuovo scombinati. E di nuovo la sala d'attesa.
Poi stabilità lavorativa per entrambi, acque diurne più calme ma niente da fare per quelle notturne...il moroso sempre incasinato tra prove, lavori, collaborazioni con studi ecc...
Poco male, la porta sta per aprirsi definitivamente: matrimonio!
Finalmente ci si vede di più: le serate sono ancora incasinate ma almeno si cena insieme, si dorme insieme, la domenica si sta insieme salvo concerti.
Non voglio essere una moglie che tarpa le ali al marito e lascio che continui a coltivare le sue passioni musicali, anche se mi costano un pò di serate in solitudine.
Certo che a volte è dura, capitano settimane in cui: lunedì prova in big (e ci si vede), martedi prova di sezione in big per me, mercoledì prova di sezione in big per lui, giovedì marito dall'amico Berny per preparare un congresso, venerdì dall'amico A per aggiustare il PC, sabato concerto....ormai la poltrona in sala d'attesa ha preso proprio bene la forma delle mie chiappe. Menomale che c'è la domenica.
Succede che arriva quache soldino in più. Il marito può finalmente portare a casa la macchina dei suoi sogni. E può dare sfogo alla sua passione sportiva. Ecco che la domenica mattina dei mesi invernali c'è Monza (se la pista non è bagnata) e nei mesi estivi i concerti si alternano ai raduni automobilistici. Finchè posso lo seguo ma personalmente considero l'automobile solo un mezzo di trasporto e a volte preferisco starmene a casa.
Nel frattempo entrambi spesso ci ritroviamo in un'altra sala d'attesa: siamo insieme ma un pò tristi perchè vorremmo essere in tre. La porta si spalanca nel maggio del 2009 e il 30 gennaio 2010 arriva il Campione.
La nascita di un figlio ti cambia la vita, e questa è un'ovvietà. Si cerca se possibile di mantenere le proprie passioni, faticosamente coltivate negli anni. Ho smesso di suonare. Probabilmente è ancora troppo piccolo, magari tra qualche tempo ricomincerò. Sto pensando di cambiare lavoro per stare più vicina a mio figlio (non cambiare scuola, cambiare proprio tipo di lavoro). Sono mie scelte, assolutamente personali e non influenzate da nessuno. Sbaglio? Forse, ma mi basta guardare il Campione per capire che per ora è giusto così.
Sono contenta che il Papi suoni ancora. E mi fa piacere vederlo rilassato dopo un domenica al raduno vista la sua settimana lavorativa massacrante.
Però ogni tanto capita la settimana in sala d'attesa. Ed è dura.
E mi spiacerebbe lasciare troppo tempo su quelle sedie anche il Campione.
Però il Papi nei momenti importanti non è mai mancato, e so che sarà così anche per il Campione.

lunedì 7 giugno 2010

LAVORO E DINTORNI

Oggi va così, sono un pò giù di tono.
In primis da qualche tempo ho un dolorino al fianco destro non meglio identificato che si accompagna a un pò di malessere diffuso e non ho voglia di fare (di nuovo) il giro di esami, dottori, ecografie ecc... Che palle.
In secundis ogni tanto affiora la casalinga frustrata che c'è in me e si dispiace per non riuscire a combinare niente in casa: tutti i lavori lasciati a metà o nemmeno cominciati. E si lamenta per la casa troppo grande (ma non è bellissimo avere tanto spazio e un bel giardino? mah, che desperate housewive).
E infine c'è il pensiero lavoro.
Rientrare o non rientrare? Questo è il problema.
Per ora sono a casa con la facoltativa con l'idea di rientrare a gennaio con un numero ridotto di classi. Ma ho un tarlo fisso: sarà la cosa giusta? E' quello che voglio?
Il problema non è il lavoro, insegnare è la mia vita, è quello che so fare e che mi piace fare. Non si tratta nemmeno dell'ambiente lavorativo. La mia scuola mi piace, è il mio habitat naturale. E' vero che lo stipendio non è il massimo, che le pretese della direzione sono alte ma le soddisfazioni ripagano di tutto.
La lontananza, il pendolarismo: ecco il problema.
Trenta chilometri non sono molti; per chi vive in "campagna", o meglio in provincia, come me è quasi d'obbligo spostarsi in città per lavorare. Persino il viaggio in treno somiglia alla gita dell'oratorio: ci si conosce tutti, ma proprio tutti. E si condivide lo stress del pendolarismo sdrammatizzando con due risate e con discorsi assolutamente futili. O incazzandosi per quell'unico posto a sedere libero che la saetta di turno è riuscita a conquistare.
Ma trenta chilometri lontano dal campione sono una distanza infinita. Quasi fatico a lasciarlo solo in cameretta mentre cerco di combinare qualcosa in casa. E se dovesse aver bisogno di me? Se si facesse male?
Lavorare ad esempio per 4 ore, che so 9-13, significherebbe: treno 7:47 all'andata, ( partenza da casa ore 7:30), treno 14:10 al ritorno con arrivo alle 15. Quindi per 4 ore di lavoro starei in ballo 7 ore e mezza. E questo nella giornata ideale senza riunioni, collegi docenti e corsi di aggiornamento e corsi di recupero: saranno dieci in un anno le giornate ideali. Poi una volta arrivata a casa dovrò ben far il bucato, due mestrieri, un risottino?!? E le coccole al campione? Quanto tempo? Mezzora al giorno risicata, forse neanche? Perchè poi ci sono i compiti da correggere (impossibile farlo in treno, in piedi, stipati, con l'ascella del vicino sotto il naso), le verifiche da preparare, i verbali delle innumerevoli riunioni. E questo per uno stipendio da quattro ore al giorno...Ne vale la pena?
Non riuscirei a lavorare serenamente e non potrei fare le cose come piace a me, studiandole e meditandole (sono pignola, precisa, proprio una matematica noiosa e puntigliosa) il che mi farebbe incazzare e non sarebbe giusto per gli studenti, per il preside, e per me stessa. Sarei frettolosa a casa e non dedicherei il tempo che si merita al mio campione. Devo pensarci bene. Una scuola a dieci munuti da casa sarebbe la soluzione ideale. Dovrei però entrare nel meraviglioso mondo degli insegnanti precari in attesa del ruolo e litigare ogni settembre in provveditorato per una cattedra di diritto. Che palle. Devo pensarci. In fretta. Non sono la stronza che si fa la facoltativa, si licenzia senza preavviso a metà anno scolastico lasciando nei casini la scuola (se ti licenzi entro l'anno del bambino prendi tot mesi di disoccupazione, suggeriscono le amiche). Sono una persona corretta. Per cui entro fine mese urge decidere cosa fare e parlare col preside. Che ansia.
Poi l'idea di licenziarmi adesso, di lasciare un lavoro a tempo indeterminato, (e persino in ambiente che mi piace) in questo momento di crisi, in cui c'è gente che deve fare i numeri per portare a casa due lire (anche le mie sono due lire, ma almeno sono certe) mi spaventa ancora di più. I prossimi saranno giorni di riflessione.

venerdì 4 giugno 2010

INCONTRARSI

8:30 circa di una fredda mattina milanese qualunque.
Voglia di lavorare ai minimi storici. Dunque, in quinta verifica, in terza interrogazioni, e poi che palle, due ore con quei casinari di seconda. Sono già stanca. Almeno mi fossi seduta sul treno. Non sono nemmeno riuscita a infilarmi in carrozza. Eccomi quasi arrivata. Semaforo via Carducci angolo via De Amicis. Ops, ma quello? E' lui? Mi sa di si. Sicura? No, forse no. E' dal mio matrimonio che non lo vedo. Però gli somiglia. Mi avvicino. Si si, è proprio lui. Ciao! Stai andando al lavoro? Come stai? E a casa? Lei e i bimbi? Si, anche noi tutto bene. Sempre di corsa. Anche adesso. E infatti ci si saluta in fretta e si va.
E' già passato un secolo anche da quella mattina.
E forse un millennio da un week end estivo nella casa in campagna di lei. Noi coppia di fidanzati, loro freschi sposini. Doveva essere l'estate del 1999 o del 2000 al massimo. Ricordo l'imbarazzo la mattina per il mio super figo pigiama corto con due ombrelloni sulla maglietta e la scritta Per quest'anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare versus camicia da notte e vestaglia di seta di Lei, bellissima e perfetta. E le chiacchiere in giardino in totale relax.
Ricordo un pomeriggio primaverile di shopping in centro, un caffè al bar della Rinascente con lei fresca sposa. E tra le chiacchiere mi scappa un "Pensa che bello quando mi chiamerai per dirmi che aspetti un bambino". E lei che confessa che ne hanno molta voglia.
E l'ultimo dell'anno 2000/2001 a casa di Teo: un bel pò di neve, un trio di simpatiche matematiche (io, lei, la ex di Teo) coi rispettivi consorti, l'amico single appena lasciato dalla ex amica matematica, mia sorella col moroso e coppia pittoresca di loro amici. E le risate.
Atri incontri, altre belle serate, ma l'incontro più bello è quello che mi ha regalato un'immagine che conservo viva nella mente e nel cuore. Suono il campanello, mi apre la porta: lei, col suo primo bimbo di forse due mesi o poco più avvinghiato in braccio in posizione marsupio. Meravigliosi.
Poi col tempo incontrarsi è diventato sempre più difficile.
L'ultima volta è stata il 28 maggio 2006 quando sono venuti a trovarci nella nostra casetta nuova nuova di sposini.
Ora ci stiamo provando. Un sabato non possiamo noi, una domenica non possono loro, i bimbi si ammalano, il Papi deve suonare, ecc...
Ma ci riusciremo. E non vedo l'ora.


mercoledì 2 giugno 2010

PENSIERI CHE SCORRONO DISORDINATI

Eccomi dopo un pò di settimane di assenza causa router bloccato . Ultimamente io e il pc litighiamo un pò.
Ho scritto questo post qualche sera fà ma non sono riuscita a pubblicarlo.
Lo faccio ora.

Sono qui col Campione addormentato in braccio e lascio scorrere disordinatamente i miei pensieri.
Siamo stati al mare. Muoversi per soli due giorni con un bimbo di pochi mesi è un'impresa; passeggino, carrozzina, ovetto, sterilizzatore, scaldabiberon, occorrente per il cambio, creme, cremine, cremette e via discorrendo... Caricare la station wagon e riuscire a riempirla in un nanosecondo ...ops, e io, la mamma, dove mi metto?? Arrivare a destinazione appena in tempo per la pappa: aprire in fretta il termos, aggiungere i misurini di latte in polvere e far mangiare il campione mentre il Papi è impegnato a scaricare la station e portare tutto dal -2 al 5 con un numero imprecisato di viaggi in ascensore. E il giorno successivo:"e si rifece tutto il giro daccapo".
Ma è stato bello. Era dal dicembre 2008 che non vedevo il mare. L'odore del mare....quanto mi mancava! Bellissima la passeggiata sul lungomare europa, con tappa al baretto per dissetarci (Coca al Papi e lemonsoda alla Mamma) e per dare la mela al bimbo. E si! Siamo diventati grandi! Da qualche giorno facciamo merenda con mela o pera!
Il tempo passa così in fretta. Mi sembrava così lontano il giorno del Battesimo ed è già passato. Tra l'altro è andato benissimo. Il cucciolo in Chiesa si è addormenato beatamente: ha aperto giusto gli occhietti quando il parroco gli ha bagnato la testina. E il rinfresco a casa proprio bello (non mi è nemmeno venuto il mal di testa che si presenta puntualmente in queste occasioni ).
Scorre il tempo e scorrono i miei pensieri. Il bimbo continua a dormire.
Chissà se ha ragione quella mamma incontrata dal Pediatra che dice che è meglio avere figli maschi che perchè più semplice e ingenui delle femmine che sono troppo "spuzzi" (vanitose). In effetti la piccola Bea, figlia di amici, tre anni appena compiuti , che deve iniziare la materna a settembre:
"mamma, per andare all'asilo voglio il reggiseno"
e anche:
"hai un pò d'acqua?"
le si porta il bicchiere, beve, ci pensa un pò e poi "veramente a casa mia l'acqua si beve gasata".
Che tipetta!
Ho sonno, ora vado a mettere a nanna il campione e a sdraiarmi un pò.