mercoledì 20 ottobre 2010
lunedì 18 ottobre 2010
SULL'ONDA DEI RICORDI
Grembiule a quadrettoni rosso e bianco che avvolge la mia mamma e il suo bel pancione. La mamma pulisce il balcone.
“Quando aiiva la soellina?”
“Presto, presto.”
Era l'anno 1978, non si usavano ancora le ecografie, il sesso dei bambini si scopriva con il parto.
Ma io lo sapevo.
19 ottobre 1978
“Drin, Driin Driin....”
“Ponto?! Chi è?”
“Un'altra femmina”
“Nonna, un'alta femmina”
“Ohhhh, passamelo, passamelo”
Io lo sapevo. Lo volevo con tutta me stessa. Una sorellina.
Adesso ero la sorella maggiore.
C'era questo scricciolino piccolo piccolo di cui mi dovevo occupare insieme alla mamma.
Per cominciare, operazione eliminazione ciuccio, poco adatto ad una sorella maggiore: lancio del ciuccio dal balcone.
E poi farla giocare, proteggerla, farla sentire bene.
Inventarsi storie di folletti che ci avrebbero portato in un mondo fatato, e mostrarle i folletti con le ombre cinesi. E crescere insieme a lei, senza più sentirsi sola.
E scoprire presto che Babbo Natale non esiste (grazie alla cara vicina) ma, responsabilmente, farle credere nella magia del Natale compartecipando con la mamma alla scelta e alla mimetizzazione dei regali.
E stare bene con lei. E vederla diventare grande. Grande ma sempre piccola, sempre la mia sorellina. E diventare adulte, complici, amiche. Ma sentire sempre il ruolo della sorella maggiore con la mission di farla stare bene. E sentirsi bene nel vederla sorridere, con quel sorriso bellissimo che tanto somiglia a quello del mio cucciolo, e con quelle risate da non riuscire a fermarsi. E sentirsi morire nel vederla stare male, con gli occhi spenti e il viso tirato.
E sentirsi impotente. A poco servono storie di folletti e mondi incantati.
E serve a poco ricordarle di guardarsi indietro e vedere tutto quello che ha fatto, dalla laurea a pieni voti alla estrema professionalità nel lavoro, dalla generosità nelle amicizie alla capacità di regalare sempre un sorriso a chiunque, tranne a sé stessa. Pretendere, solo pretendere da sé stessa. Non accettare un errore, una piccola sbavatura in qualsiasi ambito, dal lavoro, alla gestione della casa, ai rapporti familiari e d'amicizia. La perfezione o niente. E permettere a chiunque di farla sentire sempre un gradino sotto. E stimarsi poco. E accumulare tensioni, ansie. E non sentirsi felici. E veder tutto nero e non apprezzare più tutte le cose preziose che la circondano.Non le vede ma ci sono. Io lo so.
Il lavoro più difficile è la ricerca della felicità. Ma guai a rinunciarvi. Queste parole mi aiutano a spiegarlo. “
Auguri di buon compleanno sorellina.
Ti voglio bene. Immensamente.
lunedì 11 ottobre 2010
VERY NICE
5:55 Driiin
6:00 Driiiiiiiiiiiin!!!!
Sveglia e caffè
Doccia e bidet
Presto che perdo il tren
Seduta con le mani in mano sopra una panchina fredda del metro sei li' che aspetti quello delle sei e quarantotto chiusa dentro il tuo paletot
Treno delle 6:48 in ritardo di 30 minuti è in arrivo sul primo binario Treno per Milano sul primo binario.
O mia bela Madunina che te brillet de lontan tuta d'ora e piscinina, ti te dominet Milan sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man...
DOPO LA CURA
7:30 Driin
Ancora cinque minnuti
Ma ma ma, ta ta taaa, yeeaa
Vieni Campione, due coccole nel lettone
Bibe e Caffè,
Doccia e Bidet
fretta non c'è..
9:00
Si chiude casa, saluti al cagnolone, si esce col passeggino
9:07
Si arriva in Ufficio
Campione con nonna.
Tragitto Ulcy-Campione: apri la porta dell'ufficio e sei arrivato.
VERY NICE
P.S. Oltre tutto il tipo di lavoro mi piace.